
Caro Yankele, scusa un attimo, ma vorrei il tuo parere sulla questione non tanto del crocefisso, ma dei simboli religiosi in genere. Come funziona per gli ebrei? Come funziona per te? Andiamo per gradi. Tu hai studiato in Italia? C’era il crocefisso in classe? Se sì, che effetto ti faceva?
Matteo
Caro Matteo, come funziona per gli ebrei? Il rispetto delle leggi dello stato in cui si vive è superiore all’osservanza di molte delle leggi religiose. Questo è un punto focale dell’ebraismo, grazie al quale siamo riusciti facilmente ad adattarci ai vari paesi in cui siamo finiti nel corso della storia. Quindi per legge deve starci un crocefisso? Ti deve stare bene. Magari porti avanti un istanza di laicità e uguaglianza nella considerazione data ai diversi credi, ma non è che entri a scuola, ti incazzi e scagli il Nazareno dalla finestra. Così ti abbassi al livello della Santanchè.
Io, personalmente, Yankele T. che parla a nome di sé stesso, il crocefisso nelle scuole pubbliche non ce lo voglio. E neanche la mezuzà, le sure, Amida Buddha, Shiva, Brahma o Vishnu. Non ha senso. A che serve? Che messaggio veicola ai bambini? “Oh ciccio, guarda che qui siamo tutti cristiani”? Lo sapevo, grazie. Forse occorre pregare il crocefisso in una scuola pubblica? Uno direbbe “No, certo che no, è solo il simbolo di una radice eccetera eccetera”.
Tuttavia alla tenera età di tre anni mi mandarono all’asilo pubblico. La mamma mi raccomandò tantissimo di non pregare mai Gesù perché ero ebreo. Me lo ripeteva ogni giorno prima che entrassi all’asilo. La maestra era, a quanto pare, molto brava. A Natale fece il presepe, il presepe senza bambinello per i Testimoni, e un portacandele di Hanukkah per me. Quelle cose laiche e rispettose di tutti i credi, insomma. Poi si prese l’influenza, e arrivò una supplente. Prima cosa che dice quando entra in classe “Sù bambini, recitiamo tutti insieme la preghierina”. Alé. Io la preghierina non la so e non la dico. La maestra ci prova, te la insegno. Eh no, mi dicono la stessa cosa ogni mattina, vuol dire che è importante. Io Gesù non lo prego, sono ebreo. La scampai, dopodiché finii a scuola ebraica fino alla terza media.
Al liceo ritrovai il crocefisso. Sparirono tutti in quinta ginnasio, si dice fossero stati venduti agli zingari durante l’occupazione. La mia professoressa di filosofia, ex suora, era famosa per le sue lunghe tirate contro l’aborto, il divorzio ed il preservativo. Persino il tipo di religione era più moderato. Mi sono chiesto, e se io una del genere ce l’avessi avuta per tutte le elementari? E le medie?
Ecco, io ritengo che il problema non sia il crocefisso in quanto tale, ma la tacita giustificazione morale che dà a quelli che, ogni giorno, predicano la linea vaticana interlacciandola con l’insegnamento pubblico. Che a me di stare in un posto dove c’è un crocefisso non dà alcun fastidio, è la presenza nell’insegnamento pubblico italiano di un numero di preti e derivati impressionante ed impensabile nelle altre repubbliche laiche europee che mi irrita.
Ecco, dal punto di vista di uno stato laico, non ci dovrebbero essere simboli religiosi in un ufficio pubblico. Il fatto che ce ne sia soltanto uno forse è pure peggio del metterceli tutti. Vuoi il crocifisso? Vai a studiare dai preti. I collegi rabbinici sono pieni di mezuzòt e in una madrassa ci sono le sure su quasi tutti i muri. Come è giusto che sia. Ma è anche giusto che il liceo ginnasio statale eccetera eccetera non sia nessuna di queste tre cose.
Yankele