
Mi sono appassionato dei romanzi di Chaim Potok: trovi che descriva bene l’ebraismo? Mia moglie sta leggendo la sua “storia degli ebrei” e la trova utile.
L’altro ebreo che ho letto è il simpatico Eran Katz. Grazie a lui ho approfondito il motivo per cui gli ebrei sono spesso un passo avanti al resto del mondo (certo che essere scelti da D-o ha i suoi vantaggi, vero?) ma mi viene un dubbio: nelle yeshiva si studia davvero così tanto? E i rabbini sanno davvero a memoria così tante cose scritte dai rabbini di tanti anni fa?
Grazie e alla prossima
Paolo
Caro Paolo,
Chaim Potok piace molto anche a me, descrive molto bene un tipo di ebraismo: quello degli ebrei americani emigrati dall’Europa dell’est. Storie di gefilte fish, yiddish, parenti rabbini, periferie per immigrati della costa est, eccetera. È l’ebraismo di Eli e Avi, quelli della domanda sopra, per intenderci. Non è però l’ebraismo di tutti: se parli con un ebreo romano scoprirai che il quartiere in cui vive era una periferia per immigrati 2000 anni fa, che di yiddish non sa una parola, ma che parla correntemente il giudaico romanesco e che al gefilte fish preferisce di gran lunga i carciofi alla giudia.
Eran Katz, sarò sincero, non l’ho mai letto. Non saprei se gli ebrei siano poi così tanto avanti rispetto al resto del mondo, ma so per certo che nelle yeshivot si studia veramente un fracco. E quasi tutto a memoria. Del resto, l’ebraismo ha ancora una tradizione orale. Le cose scritte dai rabbini di tanti anni fa, ossia il Talmud e la Mishnà, sono la base dell’insegnamento nelle Yeshivot, e parliamo di sei volumi pesi di ebrei che litigano sui precetti religiosi. I rabbini li devono saper citare a menadito. Credo sia per questo che nelle yeshivot si studi un fracco, in effetti.
Yankele